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Cosa succede quando iniziamo a parlare?

Aggiornamento: 21 mar 2023

Quali sono i meccanismi che si mettono in atto e le motivazioni che spingono i bambini ad utilizzare la lingua?


Interazione sociale

Se osserviamo un genitore e un bambino di pochi mesi interagire fra loro possiamo notare che non è tanto ciò che viene detto che importa, ma il fatto che avvenga una comunicazione verbale fra loro. Essa infatti ha la funzione di costruire e rafforzare la relazione tra i due.

I bambini sotto l’anno di età imparano i rudimenti dell’interazione sociale molto prima di formulare i primi balbettii.

Harding & Riley, (1986),p. 6


Già dall’età di tre o quattro mesi il bambino risponde al sorriso del genitore con reazioni diverse come gridolini, sorrisi e gorgoglii. In questo modo il bambino impara naturalmente a rispettare il proprio turno nella conversazione .


1- La selezione dei suoni “utili”

Nei mesi che precedono la riproduzione delle parole, quelle che noi riconosciamo come tali, i bambini producono un’enorme varietà di suoni, molti di più di quelli presenti nella lingua parlata dai genitori. Stanno imparando a controllare l’uso del loro apparato vocale provando tutte le possibilità senza ancora associare il suono al significato.

Ricordo mia figlia che per un periodo si divertiva a ripetere un suono gutturale stranissimo da film horror. Il fatto che noi ridessimo e ci mostravamo coinvolti ha fatto sì che il suono diventasse parte del suo repertorio per un tempo più lungo del dovuto. Quando non ha più ottenuto reazioni ha smesso.


La varietà dei suoni diminuirà gradualmente avvicinandosi sempre più a quelli della lingua parlata dai genitori. Questo perché la conservazione di un suono e l’eliminazione di un altro dipende largamente dalla reazione positiva e dall’incoraggiamento dei genitori. In questa fase se parliamo al bambino usando più di una lingua, i suoni relativi a tutte le lingue utili a comunicare verranno conservati.


Come avviene il processo di selezione/scoperta?

Associando determinati suoni a determinate routine. Ad esempio quando dicono “grazie”, “mamma” o “papà”, oppure “ciao” stanno imparando alcune routine essenziali come ringraziare, riconoscere e salutare

A quattordici mesi, dopo un mese di vacanza in Inghilterra a casa di amici, mia figlia non aveva ancora formulato una parola comprensibile. Quando arrivò il momento della partenza tutti ci salutammo con abbracci e "goodbye" a profusione. Nel pieno del rituale sentiamo una vocina dire “byyyeee”! Era la sua prima parola, con significato in un contesto appropriato.


La ripetizioni di suoni utili serve ad attrarre l'attenzione dei genitori che a loro volta si attivano per soddisfare i bisogni principali del bambino. Anche se non sono vere e proprie parole sono sufficienti per comunicare.

Luca, dieci mesi, per chiedere il biscotto dice “ To-to-to”. Egli continua ad emettere con gli stessi suoni e indica il luogo dove si trova il biscotto, fino a quando il genitore comprende il messaggio.

Il suono “to” rimane indelebile nella sua memoria, utile per soddisfare il suo bisogno.


2- Scambio di informazioni

Quando il bambino inizia con l’emissione di suoni che non sono ancora parole i genitori cercano costantemente di indovinare ripetendo ed elaborando il significato del suono emesso. Questo è un modo efficacissimo per dare un input al bambino e stimolarlo a sviluppare il proprio linguaggio.


3- Pensare

All’inizio i bambini chiamano tutti gli animali col nome del primo animale che hanno imparato.

Lo fanno perché stanno imparando a classificare.

Quando mio nipote Luca, all’età di 13 mesi, indicando una formica ha detto “qua qua”, non l’aveva scambiata per un’anatra, ma ci ha comunicato che aveva già classificato quell’essere come un essere animato diverso dall’uomo. Aveva utilizzato il primo nome dell’animale che aveva imparato.

Nel giro di poco la classificazione diventa sempre più precisa in parallelo con l’acquisizione e l’uso di nuovi vocaboli: animali in base alla grandezza o al numero delle zampe.

Luca a ventiquattro mesi esprime questo concetto" Mamma, insetti sull'albero fanno cose divertenti!"

Un bambino che impara una lingua scopre il mondo, come funziona e come è organizzato

Harding & Riley, (1986),p. 8


La scoperta delle cose nuove e l’evoluzione del linguaggio vanno di pari passo: uno stimola l’altro.

Il grande vantaggio di un bambino bilingue è che fin da piccolissimo realizza che la relazione fra parola ed oggetto a cui si riferisce non è necessariamente una, ma che lo stesso oggetto può avere nomi diversi.

Questo iniziale esercizio di astrazione dà al bambino bilingue apertura e flessibilità mentale.

Per chi padroneggia solo una lingua può sembrare uno svantaggio, per i bilingui è normale. Pensare in due lingue non è un problema per loro. Spesso lo usano in maniera creativa.



4- Giocare con le parole

Ripetere sempre lo stesso suono o una serie di suoni/parole per addormentarsi è un modo per imparare e affinare la produzione dei suoni. Il gioco con i suoni della lingua continua per tutta la vita in fasi diverse e anche in età adulta: cantare, scrivere poesie, etc.

Giocare col suono delle parole è sano e costruttivo. Come insegnante di scuola primaria lo trovo utilissimo, sia per lo sviluppo e approfondimento della lingua madre sia per l’acquisizione di una seconda lingua. L’uso della rima, del nonsense, l’invenzione di nuove parole ha sempre dato un sapore speciale alle nostre attività scolastiche.


5- Comunicare ed imparare

Dal momento in cui il bambino raggiunge lo stadio delle “due parole” raggiunge lo stadio della “protofrase”. Per l’adulto ciò che dice è una frase compiuta.

Uno dei primi passaggi è quello dell’uso del no di fronte ad un’altra parola. Può voler significare che quella cosa non esiste, che non c’è oppure

che in quel momento non la vuole.

Col tempo l’uso della lingua si perfeziona e si aggiungo più parole in una frase. È interessante vedere come riescono a comunicare in maniera efficace pur utilizzando il minimo indispensabile.

All’età di 26 mesi Luca per dire a sua madre di stare zitta le dice:” Mamma, parla niente”.

In tre parole comunica perfettamente il messaggio. Il risultato è stupore e di conseguenza mutismo della mamma.


Vi sono venuti in mente dei ricordi riguardo alla vostra esperienza bilingue?

Vi leggo nei commenti!


Liberamente tratto da: Harding E. and Riley P, The Bilingual Family a Handbook for Parents, Cambridge: Cambridge University Press, 1986.


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